La passione è energia. Ma perché ne parlo? Qualche giorno fa ho organizzato un mini evento che aveva l’obiettivo di catalizzare più gente all’interno di un piccolo contesto commerciale. Quando creo e propongo queste opportunità la prima cosa che fa accendere la mia creatività è appunto la passione. Ogni dettaglio, anche piccolo e agli occhi degli altri insignificante, non è lasciato al caso perché racchiude una finalità che si vuole raggiungere che nel complesso fa la differenza.
Il tragitto per raggiungere la meta dell’evento deve essere lastricata di buone intenzioni: quello che dobbiamo comunicare è la gioia di far sapere a tutti quello che siamo, quello che stiamo facendo, di quante belle cose stiamo costruendo. Perché quindi stare zitti? La parola d’ordine è quindi condividere, condividere, condividere! Come? Con passione!
Come vivere l’organizzazione
Mi capita infatti molto spesso di vedere persone – soprattutto di realtà indistinte – che cercano di organizzare qualcosa ma che fra di loro non collaborano, non comunicano, quasi fossero a compartimenti stagni, dove la ragione di uno debba sempre prevalere sempre sull’altro. Quando si è insieme è necessario un po’ negoziare, raggiungere dei compromessi per la buona riuscita del progetto nel complesso ed essere affiatati. Ma per quale motivo? Un simile distaccamento si vede dall’esterno e non può portare buoni frutti. La freddezza, la poca partecipazione, il distaccamento si vedono, eccome, e non fanno bene.
Arriva poi il grande giorno: un gruppo di persone (che sia piccolo o grande) ci fa il grande regalo di concedere parte del loro tempo per venire ad ascoltarci, a informarsi di cosa facciamo, a partecipare. Ecco che noi dobbiamo essere lì pronti ad accogliere loro, a braccia aperte, con il nostro sorriso (vero). Parliamo con loro, interessiamoci su quello che hanno da dire, offriamo la migliore parte di noi stessi.
Sembra facile? Mi sono accorta che spesso non è così. Ai miei occhi questi atteggiamenti di apertura e di disponibilità mi sembrano così scontati che mi pare così superfluo doverlo ricordare di doverli attuare. A valle di questo piccolo evento ho imparato quindi una grande lezione: ripetere all’infinito di essere presenti e di fare gruppo per far funzionare le cose.
Il mio take away
La regola è sempre quella: essere clienti-centrici, customer first, o chiamatelo come volete, l’importante è che bisogna pensare sempre con la testa del cliente. Non sempre è facile, ma è sufficiente essere presenti a noi stessi quando siamo noi i clienti e pretendiamo un servizio in più, un’attenzione particolare che rende il nostro acquisto speciale, soprattutto quando lo facciamo in un negozio fisico.
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